ENCOPRESI: sintomi, diagnosi, cause e vissuti nel bambino e nei genitori

Sono tantissimi i genitori che, magari dopo aver fatto training lunghi e articolati per togliere il pannolino ed essere riusciti ad insegnare al proprio figlio ad utilizzare il vasino, possono ritrovarsi a fare i conti con il problema “mutandine sporche di cacca”.

 

Questi stessi genitori si ritrovano, inoltre, a districarsi da una parte con i propri vissuti di preoccupazione e rabbia (‘Perché mio figlio trattiene la cacca e poi finisce per sporcare le mutandine?’ ‘Come mai mio figlio non vuole usare il vasino per fare la cacca?’) e dall’altra con ciò che forse il bambino sta provando: vergogna, paura, imbarazzo? (‘Perché mio figlio si nasconde prima e dopo essersi sporcato le mutandine?’).

Vivere una situazione familiare in cui la ‘cacca’ diventa un ‘problema’ può essere complesso e faticoso, può creare tensioni e timori, e può inoltre portare l’intera famiglia ad uno stato di blocco.

Ma di cosa si tratta? Si può parlare di encopresi? Cosa si può fare?

 

DEFINIZIONE

Con il termine “encopresi” si intende l’emissione, a volte in maniera involontaria e altre volte volontaria, di feci in luoghi e modi inappropriati, in un’età in cui il bambino dovrebbe aver acquisito il controllo sfinterico.

Dal greco ἐν = in e κόπρος = sterco, la parola “encopresi” fa pensare, in senso letterale, alle feci tenute all’interno, ma in realtà oggi tale termine viene adoperato per indicare la modalità reiterata in un bambino della fuoriuscita delle feci, in parte o tutte, all’interno delle mutandine.

 

SINTOMI E DIAGNOSI

Quando parliamo di encopresi si può far riferimento a due diverse tipologie:

·       Encopresi Primaria, quando si manifesta prima che il bambino abbia raggiunto il controllo dello sfintere anale e imparato ad utilizzare il vasino.

·       Encopresi Secondaria, quando si manifesta successivamente all’acquisizione adeguata da parte del bambino del controllo degli sfinteri e dell’uso del vasino.

Affinché si possa fare diagnosi di encopresi dovrebbero essere presenti 4 caratteristiche:

1.     L’età cronologica dei pazienti deve essere di almeno 4 anni.

2.     Il ripetersi di episodi inappropriati intenzionali o involontari.

3.     Questi eventi devono verificarsi almeno una volta al mese per almeno 3 mesi.

4.     Il comportamento non è attribuito agli effetti delle sostanze (ad es. lassativi) o qualsiasi altra condizione organica/medica.

In generale può trattarsi di manifestazioni inappropriate di emissione volontaria o involontaria di feci che possono essere solo diurne, solo notturne o entrambe. Inoltre si possono manifestare con un’urgenza all’evacuazione o con una tendenza a trattenere lo stimolo finché non risulti più gestibile la contrazione dello sfintere, dando così luogo alla fuori uscita delle feci.

Si tratta di un disturbo che colpisce un numero elevato di bimbi tra i 4 e gli 8 anni e può protrarsi, in casi estremi, anche in età adolescenziale. Nella maggior parte dei casi l’encopresi si manifesta prima dei cinque anni, ma può anche comparire negli anni successivi. In un rapporto di 3 a 1, l’incidenza del disturbo risulta superiore nei maschi rispetto alle femmine.

 

QUALI POSSONO ESSERE LE CAUSE?

All’origine dell’encopresi possono celarsi diverse possibili cause, tra cui:

§  Fattori organici: stipsi cronica, megacolon (le feci che si accumulano nella parte terminale dell’intestino lo dilatano in maniera cronica al punto che il bambino non avverte più lo stimolo), malattie gastrointestinali, etc.

§  Fattori anatomici: ragadi anali, defecazione dolorosa, rallentamento della motilità intestinale, etc.

§  Fattori alimentari: scarsa assunzione di acqua e di cibi contenenti fibre. etc.

§  Fattori cognitivi: deficit cognitivi.

§  Fattori psicologici: paura e ansia del vasino e del wc; insegnamento dell’uso del vasino o troppo aggressivo o eccessivamente permissivo; conflitto emotivo con i genitori; alterati rapporti intra-familiari (ad es. lutti, separazioni); atteggiamenti iperprotettivi o aspettative e richieste eccessive verso il bambino da parte dei genitori; traumi e/o abusi sessuali; etc.

Risulta, quindi, imprescindibile fare un’indagine ad ampio spettro, consultando varie figure professionali (pediatra, medici specialisti, psicologi/psicoterapeuti) al fine di individuare tutte le possibili cause correlate all’insorgenza dell’encopresi.

Una diagnosi tempestiva è, infatti, fondamentale per provare ad evitare che gli effetti secondari dell’encopresi si consolidino nel tempo.

 

I VISSUTI DEL BAMBINO E DEI GENITORI

Da un punto di vista prettamente psicologico, l’encopresi può rappresentare un campanello d’allarme che il bambino usa per segnalare difficoltà magari correlata ad un evento specifico come la separazione dei genitori, la nascita di un fratellino, un trasloco, un lutto, un trauma oppure relative a vissuti emotivi e relazionali più complessi, difficili da esprimere verbalmente.

L’encopresi può, inoltre, essere il segnale di uno stato di disagio più ampio del bambino che, facendo leva sul tentivo di controllo del suo corpo (trattenere-rilasciare le feci), cerca inconsciamente di ‘detenere il potere’ in famiglia per tenere uniti i propri genitori e attivarli sul macro tema della cura e delle attenzioni.

Quando gli episodi di fuoriuscita delle feci volontarie e involontarie si manifestano in modo più frequente i sentimenti che si sviluppano all’interno della famiglia e nel bambino in particolare possono essere di vario tipo e tendono ad alimentare uno stato importante di tensione e preoccupazione intrafamiliare.

Nel bambino possono innescarsi sentimenti di ansia, senso di colpa e paura relativamente a ciò che mamma, papà, i compagni, le maestre, gli altri in generale, possono pensare di lui. La reazione potrebbe essere, quindi, quella di chiudersi ed isolarsi per la vergogna di essere scoperto o, al contrario, potrebbe virare in direzione di comportamenti provocatori o di dissimulazione. L’autostima può essere messa a dura prova e le componenti depressive possono far presto capolinea.

Nei genitori, l’avere a che fare con l’encopresi del loro bambino, può scatenare il sentimento di frustrazione insieme a quello di preoccupazione, associato spesso però anche alla rabbia nella convinzione che lo sporcare le mutandine possa essere un gesto fatto apposta dal proprio figlio. Possono, inoltre, aggiungersi vissuti legati a senso di inadeguatezza rispetto alle proprie capacità genitoriali.

In generale l’encopresi, a lungo andare, può diventare oltre che preoccupante, anche limitante nei confronti di quella che dovrebbe essere una consueta e serena quotidianità dentro e fuori casa. Il rischio è quello di precludersi uscite, attività fisiche, gite e di ritrovarsi a vivere con terrore, il bambino, e nervosismo, i genitori, il momento dell’andare al bagno che diventa quindi motivo di conflitti impliciti ed espliciti tra grandi e piccoli, oltre che possibile capro espiatore di altre ‘problematiche’ sottostanti.

 

COSA FARE SE IL PROPRIO BAMBINO HA L’ENCOPRESI?

Sottolineando nuovamente l’importanza di un intervento tempestivo e la necessità di effettuare un’indagine incrociata a più livelli, considerate le possibili cause all’origine dell’encopresi, per quanto concerne l’intervento di supporto psicologico, nello specifico, può essere opportuno che l’intera famiglia si conceda uno spazio di confronto con uno specialista del settore.

Attraversare e conoscere i comportamenti connessi al tema encopresi e permettersi di esplorare vissuti di tutta la famiglia ad esso correlato, può permettere ai genitori di ritrovare serenità e al bambino di riacquisire autostima e sicurezza.

Sperimentare tutti insieme la consapevolezza delle proprie e altrui emozioni può essere un valido punto di partenza per andare poi a lavorare insieme sul sintomo più specifico legato all’evacuazione delle feci.

Per fissare un primo colloquio gratuito con l’Associazione In-Verso contattaci al:

·       06 92 94 62 45 per lasciare un messaggio  

·       389 94 11 777 per parlare con un professionista.

 

Articolo redatto da

Maria Adele Fasanella

25/02/2022

 

Contatta Psicologo Roma

Aiuto Psicologico

Per info o Appuntamenti chiama o compila il modulo, ti risponderemo al più presto

  • 06 92 94 62 45 per lasciare un messaggio con il vostro recapito in segreteria (h24) ed essere richiamati al più presto.
  • 389 94 11 777 per parlare con un professionista dal lun. al ven. (ore 10,00-14,00)

L'invio di questo modulo, implica il consenso al trattamento dei dati secondo la normativa sulla privacy.