A volte ci capita di ricevere questo tipo di richiesta da chi contatta la nostra Associazione, magari incuriosito dall’aver letto qualche cosa qua e là su questo metodo in riferimento al trattamento del trauma. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di fare chiarezza.
Forse la domanda più corretta da farsi sarebbe: Quando e perché viene utilizzato l’EMDR?”
L’acronimo EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) può essere tradotto come desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, questo perché in uno dei momenti importanti della procedura il terapeuta chiede al paziente di muovere gli occhi a destra e a sinistra così da seguire le sue dita.
È una procedura semplice all’apparenza: è una stimolazione bilaterale contemporanea alla rievocazione del trauma da parte della persona. Nella sua essenza però è complessa e deve essere somministrata esclusivamente da psicoterapeuti formati in questa tecnica.
Ci preme sottolineare che l’EMDR viene praticato all’interno di un percorso terapeutico ed è importante che venga valutato dal terapeuta (ovviamente in accordo con il paziente), se e in quale fase della terapia applicarlo, per quali motivi e al fine di perseguire quali obiettivi. Difatti, diversi sono gli strumenti e gli approcci utilizzabili per lavorare sulle più variegate tipologie di trauma e una valutazione che tenga conto della diagnosi del paziente, della sua storia, della relazione terapeutica e del momento in cui si trova il processo stesso, è per noi imprescindibile per orientare la scelta dello strumento da utilizzare.
A COSA SERVE L’EMDR?
È uno degli strumenti che possono essere utilizzati per il trattamento del disturbo post -traumatico da stress ma anche per altri tipi di traumi spesso presenti nella storia delle persone con patologie e disagi emotivi diversi quali: fobie, attacchi di panico, disturbi alimentari, dipendenze, disturbo da ansia generalizzata, disturbi della condotta, lutto complicato, depressione.
Tutti noi, per il semplice fatto che viviamo e interagiamo con gli altri, siamo esposti all’eventualità di subire traumi psicologici.
Esistono traumi che si possono definire “con la T maiuscola”, ferite importanti, episodi in cui è in pericolo la nostra integrità: calamità naturali, aggressioni, incidenti stradali, violenza domestica, stupri, diagnosi di gravi malattie, omicidi o suicidi di persone care. Attualmente possiamo indicare come trauma con la “T” anche la pandemia da COVID-19, soprattutto per gli individui che sono stati contagiati e hanno rischiato la vita finendo in terapia intensiva o gli operatori sanitari che quotidianamente hanno assistito, e continuano ad assistere, questi pazienti.
Esistono anche i cosiddetti traumi “con la t minuscola”, esperienze che possono sembrare poco rilevanti, ma che, ripetute nel tempo, possono condizionare la vita dell’individuo e la percezione di se stesso, soprattutto se avvenute in momenti di particolare vulnerabilità. Ecco allora che eventi quali, umiliazioni, abbandoni, trascuratezza possono lasciare un segno indelebile nella nostra psiche, modificando i nostri comportamenti e le dinamiche relazionali messe in atto con gli altri, imprimendosi anche in specifiche aree del cervello. Da tutto ciò possono derivare sensazioni di insicurezza, mancanza di autostima, colpevolizzazioni, che possono essere alla base di attacchi di panico e svariati altri disturbi della sfera ansiosa.
COME SI SVOLGE UNA SEDUTA EMDR?
Durante il percorso psicoterapeutico, il terapeuta raccoglie molti dati anamnestici del paziente, riesce ad identificare con lui gli eventi che hanno contribuito a sviluppare il problema attuale. In questo modo vengono individuati i ricordi che verranno elaborati durante la procedura EMDR.
Il paziente viene invitato a notare i pensieri, le sensazioni fisiche e le immagini collegati con l’esperienza traumatica o il disagio evolutivo, nel frattempo il terapeuta gli fa compiere dei semplici movimenti oculari, o procede con stimolazioni alternate destra-sinistra.
Tali stimolazioni hanno lo scopo di favorire una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali e si basano su un processo neurofisiologico naturale, simile a quello che avviene nel sonno REM (fase del sonno in cui si sogna).
Dopo il trattamento EMDR il paziente ricorda ancora l’evento, ma sente che tutto ciò fa parte del passato ed è integrato in una prospettiva differente e più adulta.
Dopo una o più sedute i ricordi disturbanti legati all’esperienza traumatica subiscono un cambiamento: i pensieri intrusivi si attutiscono o spariscono, le emozioni e sensazioni fisiche negative si riducono di intensità.
COSA SUCCEDE NEL CERVELLO?
Gli eventi traumatici di cui abbiamo parlato non vengono cancellati dalla nostra mente, bensì rielaborati in modo adattivo, permettendoci di andare avanti spesso sfruttandoli come risorse in più per affrontare le difficoltà. Questi traumi restano dunque nel passato e noi continuiamo con la nostra vita. Questo non avviene quando un trauma rimane “irrisolto”, diventa infatti parte di un insieme di pensieri, emozioni e sensazioni disturbanti che condizionano la nostra vita.
Svariati studi hanno riscontrato che i ricordi traumatici vengono immagazzinati nel cervello in modo differente dai ricordi non traumatici. I primi si collocano principalmente nell’emisfero destro, separati dai ricordi positivi, sono lontani dunque da questi vissuti, ma agiscono condizionando la nostra vita attuale.
Dopo il trattamento con EMDR è stato rilevato un cambiamento significativo nell’attivazione delle aree cerebrali, da regioni limbiche (con valenza emotiva) a regioni corticali (valenza associativa).
Nella nostra equipe abbiamo anche terapeuti esperti nell’utilizzo dell’ EMDR, per ulteriori informazioni o per prenotare un primo colloquio conoscitivo gratuito contattaci:
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Articolo redatto da
Dott.ssa Francesca Castellano
24/01/2022